Menu principale:
Pubblicazioni > Il giardino nel tempo > I Giardini nel'antichità
Le immagini preziose tramandate dai codici miniati e fonti letterarie ci descrivono il giardino medievale come un luogo fantastico senza tempo, dove un variegato universo simbolico confonde il reale e l’immaginario.
Le aree a verde e piccoli giardini dei monasteri medievali si strutturavano secondo la regola di San Benedetto (fig1).
Questi edifici religiosi erano corredati da quattro tipologie di spazi coltivati (fig.2):
- orti
- frutteti (pomaria)
- giardini con alberi (viridaria)
- erbari (herbaria)
Al centro del chiostro sorgeva un albero, l’vitaedella genesi con quattro sentieri d’acqua,
reminiscenza dei quattro fiumi di biblica memoria.
Lo spazio risulta diviso geometricamente da aiuole separate e da vialetti coperti da
pergole ed è costituito da varie parti, ognuna delle quali ha una sua propria destinazione
ben definita.
Il primo modello costruttivo del Giardino medievale, si presentava con la presenza di
aiuole rialzate di forma quadrata o rettangolare, al suo interno erano coltivate verdure e i
fiori in una sistemazione articolata a scacchiera (fig. 3).
Gli aspetti del giardino medievale e i suoi messaggi spirituali intrinseci non furono accantonati, ma furono recuperati e inglobati in una visione neoplatonica. I primi esempi di giardino quattrocentesco si ispirarono ancora all’Hortus conclusus monastico. città medievale, sul retro delle case, sorgevano angusti orti in cui si coltivavano, in ordinati riquadri, erbe aromatiche, generi di prima necessità, a volte anche vigneti e frutteti. Sono giardini delimitati da un muro di cinta, che racchiudono uno spazio gelosamente chiuso e murato, l’conclusus, il giardino perfetto, dove la natura ritrova l'originaria bellezza della creazione .
Hortus conclusus
I giardini della Genesi, quelli del Vangelo e i nuovi cieli e nuova terra dell’Apocalisse di Giovanni sono i modelli di riferimento di tutta l’esperienza alto medievale, ai quali si aggiunse in epoca successiva un nuovo archetipo l’Hortus conclusus del Cantico dei Cantici.
La sua forma quadrata riflette i quattro angoli dell’universo, la Gerusalemme celeste, il suo centro è costituito da un albero (albero della vita) oppure dal pozzo o fonte (fonte di sapienza, simbolo del Cristo e dei quattro fiumi del paradiso).
Tre tipologie allegoriche di giardino nella visione bernardiana devono interagire con le differenti ambizioni spirituali delle anime elette: il noceto di Susanna (Hortus nucum) espressione delle sofferenze della vita terrena, ’Hortus deliciarum dimora primordiale di Adamo, e la divina visione dell’Hortus conclusus. L'Hortus conclusus e l'Hortus deliciarum sono le due tipologie che più frequentemente si ritrovano nei documenti.
L'Hortus conclusus è un giardino segreto e fantastico, all'interno del chiostro offre riparo e preclude il male. Qui trovano posto fiori e frutti densi di significato simbolico: la rosa (fiore sacro a Venere, attributo delle Grazie) rappresenta la Vergine ma è anche simbolo del sangue divino e per le sue spine oltremodo simbolo delle pene di amore, il giglio (nato dal latte versato da Giunone mentre allattava Ercole) simbolo della purezza e della povertà, le violette (nascono dal sangue del Dio Atti, morto pazzo) simbolo della modestia e dell’umiltà, la melagrana (nasce dal sangue di Bacco) che rappresenta la salda unità della chiesa, la palma (prima della nascita di Romolo e Remo due palme appaiono in sogno a Rea Silvia) simbolo della giustizia di vittoria e fama, il fico (albero sacro a Saturno) metafora della dolcezza, della fertilità, del benessere e della salvezza, l'olivo (pianta sacra a Minerva) simbolo della misericordia, pace, e perfino il trifoglio che allude alla trinità (fig.4/5).