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Pubblicazioni > Il giardino nel tempo > Giardini in Europa 1600-1800
Il giardino inglese e del paesaggio
II giardino paesistico nasce in Inghilterra, dove tutto è controllato con apparente spontaneità. tipo di giardino sviluppato dalla scuola inglese non solo teneva conto della
collaborazione della natura, ma vi faceva inoltre preciso assegnamento. La terra e il clima si adattavano perfettamente: la piccola scala del paesaggio con le sue ondulazioni morbide, i boschetti, la bellissima trama, il colore dei prati, il cambiamento delle stagioni, la varietà della luce. L’acqua, per esempio, che in Italia cattura i raggi del sole contro ombre nere, in Inghilterra si dissolve lentamente nella foschia e nei boschi in modo misterioso.
Gli elementi del giardino erano l’andamento del terreno, l’acqua, gli alberi e l’architettura, sistemati con il massimo del rispetto per la composizione
pittorica.
I giardini formali furono spazzati via, le curve del terreno furono modificate creando colline e scavando valli: vennero abbandonati i sentieri e i viali rettilinei, mentre i canali formali venivano trasformati in laghi maestosi e serpentini.
Il paesaggio, nella concezione classica, era visto solo nella sua staticità; la scuola paesistica inglese, associa questa concezione a quella del movimento, in modo che le diverse visuali possano essere godute in successione e con continuità, considerando il viale come componente del quadro paesistico che come mezzo di visuale in movimento .
Si ammettono solo le forme naturali; dimenticate le simmetrie, le uguaglianze, le divisioni geometriche. Vuoi essere soltanto una copia perfetta, anzi migliorata, della natura. Tutto deve apparire naturale, spontaneo; anche i viali non devono creare divisioni nell'ambiente. Grotte, ruderi, templi, laghetti, ponticelli sono posti in angoli romantici quasi per caso, talvolta ricordano celebri pitture. Gli alberi sono disposti a gruppi che devono sembrare naturali e spontanei. In Italia questi giardini trovarono una notevole diffusione.
Il giardino inglese presso il parco della reggia di Caserta, è probabilmente uno dei primi in Italia costruito fundamentis. lato orientale del parco della Reggia , su una superficie di circa 23 ettari di terreno fertile ed abbondantemente irrigabile, sotto la guida e la cura dell'instancabile giardiniere inglese, John Andrew Graefer, erano sorti, alla fine del Settecento, boschetti, praterie, serre di piante esotiche e rare, fontane e canali le cui acque confluivano in un pittoresco laghetto.Nel Giardino Inglese si andava instaurando un'attività tipica di un Orto Botanico: un laboratorio di
sperimentazione per studiare, ricercare ed infine produrre vegetali che poi si sarebbero diffusi, in tutto il regno, nei numerosi "siti reali" (Capodimonte, Portici, la passeggiata reale a Ghiaia a Napoli ecc.) e pubblici vivai. Per assolvere a questi compiti veniva pubblicato periodicamente un catalogo, il cui più antico esemplare a stampa risale al 1803 redatto da Giovanni Graefer, figlio del giardiniere inglese.